Perseidi 2022: guida pratica all’osservazione
Puntuale come ogni anno, ritorna l’appuntamento con le celebri meteore di agosto, le popolari “Lacrime di San Lorenzo”, meglio note come Perseidi. Senza dubbio si tratta dell’evento astronomico ricorrente più atteso, capace di suscitare sempre curiosità ed interesse presso il grande pubblico, complice il periodo estivo e le vacanze, magari trascorse sotto un cielo limpido e buio.
La tradizione collega il fenomeno al martirio di San Lorenzo, che secondo la tradizione arse sulla graticola nel 258, la cui ricorrenza si celebra proprio il 10 agosto e da cui deriva il nome popolare dello sciame; tuttavia, esso è attivo per molti giorni (tra il 17 luglio e il 24 agosto, con un rapido “crollo” dopo il massimo) intorno al vero picco di visibilità, che al giorno d’oggi cade tra l’11 e il 13 agosto. Al massimo si possono osservare mediamente fino a 100 meteore per ora, a patto di osservare nella seconda parte della notte. Idealmente, le osservazioni vanno condotte da un luogo buio, dal momento che la luce artificiale abbatte drasticamente il numero di meteore visibili. Non sono necessari telescopi o altri dispositivi, poiché l’occhio nudo è senza dubbio ideale per cogliere il guizzo improvviso di tali scie luminose, grazie alla visione panoramica naturale.
Lo sciame delle Perseidi è originato dalla cometa Swift-Tuttle, scoperta nel 1862. Fu proprio l’astronomo italiano Giovanni Virginio Schiaparelli (il “padre” dei canali di Marte) a stabilire, nel XIX secolo, una connessione tra le meteore e la cometa indicata, meccanismo questo di interesse generale per gli sciami. Il fenomeno si verifica proprio quando la Terra passa in prossimità dell’incrocio tra la sua orbita e quella della cometa in questione, “tuffandosi” così nella nube di polveri seminata da quest’ultima lungo il proprio percorso attorno al Sole. Questi grani di polvere, penetrando a gran velocità nell’atmosfera terrestre, bruciano per attrito, lasciando così nel cielo la caratteristica scia. Questo svela perciò che a “cadere” non sono affatto le stelle, piuttosto le briciole della cometa citata. La Swift-Tuttle è un astro chiomato periodico, che ritorna ogni 135 anni circa. L’ultimo passaggio risale al 1992.
Le meteore sono osservabili ogni notte serena dell’anno, ma è possibile scorgerne in maggior numero proprio in corrispondenza di questi incontri “orbitali”, quando dunque vi è una maggior quantità di polvere pronta ad entrare nell’atmosfera. In tali casi si parla di sciami di meteore: quello di agosto è solo il più popolare, ma ve ne sono altri di notevole interesse nel corso dell’intero anno.
Il nome delle Perseidi deriva dalla posizione occupata nel cielo dal radiante, ossia il punto dal quale prospetticamente le meteore sembrano scaturire: in questo caso, esso si proietta in direzione della costellazione di Perseo, celebre protagonista del firmamento autunnale. Tuttavia, le meteore appaiono in tutto il cielo: ripercorrendo idealmente all’indietro le scie delle Perseidi, esse convergerebbero proprio nel radiante, la cui posizione è moderatamente variabile nel corso dei giorni. Si può decidere di guardare verso la costellazione di Perseo, posta a mezz’altezza a nord-est alla fine della notte, peraltro in una zona di cielo meravigliosa, oppure semplicemente di sdraiarsi a terra e guadare così verso lo zenit, ovvero il centro del cielo.
Pur nella ricorrenza del fenomeno, non tutte le “annate” sono uguali. Il numero di meteore effettivamente visibili, rimanendo comunque sempre interessante (con almeno 50 meteore all’ora a ridosso del massimo), conosce sensibili fluttuazioni. In primo luogo, le piogge più intense sono quelle prossime al ritorno della cometa, che rifornisce la propria traiettoria di polvere “fresca”. Inoltre, può accadere che nel periodo di massima attività delle Perseidi sia presente la Luna, magari prossima alla fase piena, con un pesante effetto negativo sulla visibilità delle meteore. Ad esempio, nel 2019, proprio intorno alla data del massimo, essa era visibile per tutta la notte, risultando così fatalmente invadente.
Dopo un 2021 a dir poco memorabile, per il 2022 le condizioni osservative delle Perseidi saranno decisamente meno favorevoli. La Luna, infatti, sarà piena all’alba del 12 agosto, proprio in corrispondenza del massimo, dunque guastando la festa. Tuttavia, considerando che le meteore sono attive su un ampio intervallo temporale, è possibile giocare d’anticipo, puntando ad esempio alle notti tra 8-9 e 9-10 agosto. In quelle date, una volta tramontata la Luna, la parte finale della notte – fino all’alba – offrirà per almeno un’ora le condizioni di visibilità migliori, anche per ragioni astronomiche. Tecnicamente, infatti, si può osservare a qualsiasi ora, ricordando però che nella seconda parte della notte si assiste ad un sensibile aumento dell’attività meteorica, poiché all’alba l’osservatore è sulla parte della Terra che avanza lungo la propria orbita verso le polveri cometarie, dunque è come se vedesse dal “parabrezza”, anziché dal “lunotto” posteriore del nostro pianeta. Questa condizione, unitamente al tramonto della Luna, garantisce perciò dei buoni risultati.
Come si diceva, l’osservazione ad occhio nudo è senza dubbio la migliore, mentre è importante scegliere un sito osservativo il più lontano possibile dall’inquinamento luminoso, vero nemico dell’osservazione del cielo e disastrosa evidenza di un immenso spreco di energia elettrica.
Ripresa fotografica
Chiunque disponga di una fotocamera capace di esposizioni relativamente lunghe può tentare, senza difficoltà, la ripresa delle Perseidi più brillanti. Le probabilità di successo dipendono da svariati fattori, come l’area di cielo inquadrata nella ripresa, la luminosità dell’obiettivo impiegato, la sensibilità ISO adottata.
Maggiore è il campo inquadrato, maggiori saranno le possibilità di intercettare la traccia di una meteora. Ottimi in tal senso gli obiettivi super grandangolari (con focale inferiore ai 20mm) e gli obiettivi “fish-eye”, specie se di buona luminosità (più aperti di f/4). Utile impostare sulla fotocamera sensibilità pari a 800/1600 ISO, compatibilmente con il rumore della fotocamera. Si raccolgono così immagini in sequenza, ciascuna con esposizione di 30/60 secondi (verificare il grado di annerimento del fondo cielo, dipendente dal locale inquinamento luminoso), magari puntando in direzione del radiante.
Buone osservazioni delle Perseidi!
A cura di Gianluca Masi
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